2 agosto 2017, ore 21:30

DATI TECNICI
Regia: Francesco Andreotti e Livia Giunti
Anno di produzione: 2015
Durata: 60′
Tipologia: documentario
Genere: biografico/sociale
Paese: Italia
Produzione: SANTIFANTI

Trama

L’immagine di un uomo inerte a letto, attaccato al respiratore polmonare che con una voce sintetica chiedeva al Presidente della Repubblica di poter morire, entrò nelle case degli italiani nel settembre del 2006.
Pochi mesi dopo quell’uomo, inascoltato dalla politica e dalla giustizia, decise di prendersi ciò che gli apparteneva e aiutato dai familiari e dagli attivisti radicali morì, sottraendosi a una vita che per lui era divenuta una tortura atroce e incessante.
Sono passati dieci anni dall’irruzione nei palinsesti di quell’immagine e sebbene nel nostro paese il dibattito sulle questioni del fine vita non abbia fatto sostanziali progressi, quell’immagine è divenuta l’icona della lotta per i diritti civili e per l’autodeterminazione dei cittadini.
LOVE IS ALL racconta la storia dell’uomo che si cela dietro a quell’icona e lo fa attraverso gli scritti, le narrazioni, le poesie, i dipinti e le sperimentazioni fotografiche di quello stesso uomo.
LOVE IS ALL è un ritratto che tende all’autoritratto e nasce da nove anni di pedinamento delle tracce che la vicenda umana di Welby ci ha lasciato.
LOVE IS ALL è una storia d’amore che nasce dall’innamoramento degli autori per Welby che era un uomo che amava la vita e amava gli altri e amava la libertà.
L’idea di fare un documentario su Piergiorgio Welby è nata per puro caso.
Nell’autunno del 2006, il video di un uomo che chiedeva al Presidente della Repubblica il diritto di essere lasciato morire, era entrata in casa attraverso il tg. Quell’immagine però non era bastata a farci soffermare sul suo significato profondo; per quanto forte o scioccante fosse, non era riuscita a distoglierci dalle nostre occupazioni del momento.
Nuotando distratti nel mare di immagini in cui, un po’ per scelta un po’ perché inevitabile, eravamo immersi, avevamo classificato quella visione come la solita intrusione della tv nella vita delle persone. Vedevamo una cornice e dei colori ma senza andare oltre. Non sapevamo che dietro c’era una precisa scelta comunicativa e un impegno politico di anni.
In dicembre poi Welby aiutato dai radicali e dall’anestesista Mario Riccio ottiene di essere lasciato andare e per qualche giorno la sua icona è riproposta dai tg, attenti a non rovinare le feste degli italiani, giusto il tempo di una comparsata, per poi lasciare il posto alla sarabanda delle mille altre icone destinate alla effimera ribalta televisiva, non ultima quella della pubblica esecuzione di babbo natale/saddam.
Qualche tempo dopo, insieme ad un amico ornitologo stavamo facendo delle riprese ai falchi che abitano i cieli della capitale e ci imbattemmo in un blog di birdwatchers del quale Piergiorgio era stato assiduo frequentatore e acuto animatore durante l’ultimo anno della sua vita. Sul forum del sito infatti Piergiorgio, insieme a molti altri curiosi, osservava attraverso una webcam la vita dei falchi pellegrini Aria e Vento che vivono da anni sul tetto della Sapienza di Roma.
È in quel momento che abbiamo iniziato a domandarci che cosa si celasse dietro quell’icona che tornava con irruenza alla nostra mente sulle ali del falco pellegrino. È stato bello a quel punto cambiare prospettiva, smettere di spiare gli uccelli con sguardo da ornitologi e cominciare a scrutare gli uomini con occhi d’uccello. E così un intero mondo ci si è rivelato in tutta la sua drammatica vitalità.
Poi è arrivata Mina che ci ha aperto le porte del tempio, perché di un tempio si tratta la vita di Piero. Pittura, fotografia, letteratura, politica, filosofia, in sintesi amore per la vita e per la libertà. Quell’immane mole di stimoli culturali e fisiologici che noi volevamo ordinare in un film però scappava da ogni parte, rifiutava di farsi incasellare, come l’ippogrifo non si voleva far prendere al lazzo e così man mano che ci penetravamo nell’edificio nuove visioni scaturivano e andavano a cozzare con le vecchie trasformandole e trasformando le nostre intenzioni in un gioco di continue metamorfosi alle quali ci siamo volentieri abbandonati.
È così che il film si è trasformato in una serie di videoinstallazioni che a loro volta hanno dato lo stimolo per un ciclo di conferenze e presentazioni degli scritti di Welby, per poi tornare oggi, dopo nove anni, ad assumere la necessaria forma originaria di film documentario.
Non ci resta che sperare a questo punto che il lavoro possa restituire almeno in parte la ricchezza del nostro viaggio all’interno di un viaggio di ben più ampia portata che è stato ed è la vita di Piergiorgio.


BIOGRAFIA

Francesco Andreotti è regista e insegnante di ripresa presso il corso di laurea in Discipline dello spettacolo e della comunicazione dell’Università di Pisa. Ha lavorato come operatore video e direttore della fotografia per i principali network nazionali. Nel 1995 si trasferisce ad Amsterdam per studiare l’opera di Joris Ivens. Ha realizzato documentari a tematica storica, scientifica, artistica e di indagine sociale presentati in numerosi festival. Tra questi, L’Occhio e il Pendolo (1999, coregia con Lorenzo Garzella) ha vinto i premi Primo Assoluto e Lezioni di Cinema al Backstage Festival di Bologna; Le radici della resistenza (2005) è stato proiettato alla Camera dei Deputati per i settant’anni dalla Liberazione; Le armonie nascoste (2008) ha vinto il Gran Premio della Giuria al Rome DocScient 2009 per il miglior documentario italiano di divulgazione scientifica e una menzione speciale al festival Vedere la Scienza di Milano.

Livia Giunti ha iniziato a realizzare cortometraggi e documentari da autodidatta e poi si è formata come documentarista presso gli Ateliers Varan di Parigi. È dottore di ricerca in Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo. Ha ideato ed è stata docente in alcuni corsi di videodocumentazione sociale. È cofondatrice della rivista “Quaderno del Cinemareale”. Attualmente sta realizzando un format video sulle attività di ricerca dell’Università di Pisa.