31 luglio 2015, ore 21:30

DATI TECNICI
Regia: Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loach
Cast: Carlo Delle Piane, Valeria Bruni Tedeschi, Silvana De Santis, Filippo Trojano, Martin Compston, William Ruane, Gary Maitland, Klajdi Qorraj
Durata: 115 min
Casa di Produzione: Medusa Film
Anno di Produzione: 2005
Paese: Italia, Gran Bretagna
Genere: Drammatico
Uscita: 25 marzo 2005

Trama

“Tickets” film in tre atti il cui filo conduttore è una famigliola albanese, povera e in difficoltà.
Nel primo atto un anziano scienziato (Carlo Delle Piane) torna da un viaggio di lavoro, durante il quale ha conosciuto una donna (Valeria Bruni Tedeschi) della quale si è subito innamorato e nell’intento di scriverle una lettera ripensa al suo primo amore, questo è l’atto che più si contraddistingue per scelte registiche evidenti: la macchina da presa è vicinissima ad oggetti e persone, quasi a volerli compenetrare, anche il montaggio che alterna passato e presente rende tutto un po’ malinconico. Carlo Delle Piane interpreta ottimamente l’anziano signore che rivive sentimenti giovanili, con stupore, candore ma anche con la consapevolezza data dall’esperienza, i sogni si concretizzeranno poi in un piccolo atto di bontà, tanto laico quanto raro di questi tempi, nei confronti del bebè albanese.
Nel secondo atto abbiamo una signora arrogante (Silvana De Santis) che vessa il povero obbiettore di coscienza (Filippo Trojano) che l’accompagna in viaggio, questo forse è l’episodio più divertente, in cui brandelli di storie di vita fanno capolino e, in poche inquadrature, dipingono personaggi a tutto tondo.
Nel terzo atto troviamo tre ragazzi irlandesi, tifosi del Celtic, diretti a Roma per una partita di calcio, che si imbattono nella solita famigliola albanese, ci sarà il furto di un biglietto per disperazione, scelte importanti da prendere e un simpatico lieto fine. Ritroviamo qui le tematiche tanto care al cinema di Loach, l’immigrazione, il razzismo, i soprusi sui più deboli, la povertà.
Un film delizioso, in cui le ingombranti personalità dei tre registi e i loro stili ben riconoscibili, non pregiudicano l’omogeneità del racconto e ci propongono uno spaccato di vita reale: amore, malinconia, rabbia, disperazione, povertà, spensieratezza, tifo goliardico e ogni tanto anche qualche risata.


BIOGRAFIA

Ermanno Olmi nasce in una famiglia contadina profondamente cattolica, nel 1933 i suoi genitori si trasferiscono a Milano per il lavoro del padre ferroviere, che poi muore durante il secondo conflitto mondiale. Giovanissimo desidera studiare arte drammatica e per mantenersi trova lavoro alla Edison, dove già lavorava la madre. Qui deve organizzare le attività ricreative dei dipendenti e documentare le produzioni industriali per cui fonda la Sezione cinema della EdisonVolta e realizza una trentina di documentari tecnico-industriali. Nel 1959 gira il suo primo lungometraggio “Il tempo si è fermato”, delicato racconto del rapporto tra uno studente e il guardiano di una diga. Dopo aver fondato con alcuni amici, tra cui Tullio Kezich, la società di produzione 22 dicembre, scrive e dirige “Il posto” (1961), che viene accolto molto bene dalla critica, in cui descrive le esperienze di due giovani alla ricerca del primo lavoro. Due anni dopo dirige “I fidanzati” in cui è costante la sua poetica attenta al mondo della gente semplice, della vita quotidiana, dei sentimenti spesso non espressi ma manifestati con le azioni. Nel 1965 gira “E venne un uomo”, una sentita biografia, ben lontana dall’agiografia, di Papa Giovanni cui si sente unito dalle comuni radici bergamasche. Tra il 1968 e il 1974 realizza opere non sono particolarmente riuscite (“Un certo giorno”, “I recuperanti”, “Durante l’estate”, “La circostanza”) ma è il 1977 a segnare l’anno della sua consacrazione con “L’albero degli zoccoli”, un film sulla vita dei contadini padani recitato da attori non professionisti e in dialetto bergamasco, che vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Nel 1983, dopo aver girato un documentario sulla sua città d’adozione, “Milano ’83”, viene colpito da una gravissima malattia che lo costringe a chiudersi nella sua casa di Asiago dove si è trasferito con la famiglia da qualche tempo. In quel periodo interrompe la sua produzione cinematografica e si dedica a “Ipotesi cinema” la scuola di cinema che fonda a Bassano del Grappa in cui si formano giovani autori come Francesca Archibugi, Mario Brenta, Giacomo Campiotti, Piergiorgio Gay, Maurizio Zaccaro. (Dopo quindici anni la scuola si ferma per ripartire poi legata alla Cineteca di Bologna nel 2002). Intanto, superata la malattia, riprende la sua normale attività e nel 1987 alla Mostra del Cinema di Venezia vince un Leone d’Argento con “Lunga vita alla signora” e l’anno successivo con “La leggenda del santo bevitore” ottiene il Leone d’Oro. Dopo aver diretto il poco fortunato “Il segreto del bosco vecchio” (1993) e il film Tv “Genesi – La creazione e il diluvio” (1994) il 2000 lo vede ancora tra i protagonisti del festival di Cannes con “Il mestiere delle armi”.E’ sposato con Loredana Detto, la protagonista femminile de “Il posto”. Dalla loro unione sono nati tre figli, due dei quali sono impegnati nel mondo del cinema, Fabio è direttore della fotografia ed Elisabetta è organizzatore generale.