Stabat Mater

Stabat Mater

di Filippo Ripamonti & Lost Movement

“Sta la Madre dolorosa presso il legno lacrimosa mentre pende il Figlio.”

Questo verso d’apertura del canto liturgico Stabat Mater al suo interno racchiude il senso di perdita e di dignità di tutta la famosa preghiera. Un verso straziante per la forte crudezza, ricco di suggestioni e parole evocative, che hanno dato il via alla creazione del solo coreografico.

Singolare e significativa è la scelta del verbo iniziale quello che apre il lungo martirio di questa donna: “Sta”.

Ed è proprio sul concetto di “stare” che si concentra il processo di ricerca. Una stasi che lentamente crepa il corpo e l’anima, mentre si cerca di resistere al collasso, a questo vuoto dilagante che invade e trascina sempre più giù.

La musica, composta appositamente per la performance, è una riscrittura inedita dello Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi. Una riscrittura in cui del classicismo originale rimane soltanto l’eco lontano mentre si viene guidati in scena da suoni stridenti e beat ossessivi.

La maggior parte del materiale audio è rielaborazione o modifica dei campioni audio originali, persino le parti più ritmiche e percussive hanno avuto origine da questo. Se la prima parte antecedente allo Stabat è aritmica e sospesa, a parte brevi momenti incalzanti, il resto dell’opera musicata è una ripresa dei timbri del 700’; gli archi, il clavicembalo, i fiati, le voci e l’organo. Questi timbri vengono però stravolti da una serie di processamenti quali distorsione e sintesi granulare per aggiungere una pasta contemporanea. Gli stessi modelli armonici hanno spesso un forte richiamo armonico alla scrittura tardo barocca che però sempre più frequentemente viene rimodellata secondo canoni e forme moderne.

Insieme alla danzatrice si vive un momento di sospensione e spaesamento: una velocità incalzante, un dolore che rimane, un’elaborazione del lutto irraggiungibile, un’inaspettata ricaduta.

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